Molte persone hanno vissuto questa prima fase di emergenza Covid-19 in condizioni di isolamento. Molti di noi si stanno preparando ad una fase di progressiva riappropriazione degli spazi di socializzazione. In questo frangente il rientro al lavoro a seguito del periodo di lock-down può certamente rappresentare un evento positivo, persino un fattore di protezione e supporto per chi ha vissuto dolorosamente l’estenuante fase di isolamento. Bisogna però che le modalità di rientro e di progressiva, auspicabile normalizzazione si sviluppino all’interno di una condizione di sicurezza “completa”. Da un lato il senso di sicurezza che deriva dall’adozione di misure tecniche chiare ed affidabili (“security”); dall’altro la condizione di sicurezza psicologica (“safety”) che in larga misura si poggia culla comprensione degli aspetti tecnici, ma in parte si poggia su aspetti biografici e disposizionali individuali. Mai come in questo momento appare evidente come la politica aziendale della sicurezza debba occuparsi congiuntamente della promozione e del mantenimento delle condizioni di Security e di Safety. Il Servizio di Ascolto Psicologico può essere, a nostro parere, uno strumento adeguato nel perseguimento di questa politica aziendale di sicurezza “completa”. Appare altrettanto evidente come, l’attuale condizione di emergenza, rappresenti spesso un fattore aggravante di condizioni di disagio pregresse o contingenti che nulla hanno a che fare con le tematiche Covid. Condizioni (a volte lievi, a volte intense) di ansia, stress, depressione o rabbia che assommate ad un generale senso di insicurezza psicologica dovuto alla pandemia emergono come maggiormente dolorose o difficili da gestire.
In tal senso, in questo periodo di emergenza, abbiamo rivisitato i nostri protocolli di intervento ponendo particolare attenzione: